lunedì 27 agosto 2012

La maledizione del ceco maledetto

Murphy sa tutto.
Murphy vede tutto.
Murphy colpisce esattamente nel momento migliore.


Traduttore automatico

Uscita dall'autostrada, il limite passa improvvisamente a 70.

- Ragazzi cosa vuol dire lampschutz - FLASH! -
Ok, adesso ho capito...

domenica 26 agosto 2012

Giorno 8 - Francoforte

Trovare una connessione, in giro per l'Europa è una vera impresa. In germania non ci sono reti libere - al massimo qualche locale offre un'ora gratis se hai una sim tedesca - nel resto del mondo sono a pagamento pure negli hotel - e figuriamoci se gli do un euro più del necessario.

In verità, c'è anche da dire che in questi giorni s'è pedalato davvero parecchio e la sera le energie residue per scrivere erano davvero pochine.

Comunque il viaggio finora è stato davvero intenso! Dopo salisburgo siamo partiti verso Praga fermandoci a dormire in una cittadina dove nessuno parlava inglese. Per poi arrivare a Praga dove nessuno parla inglese. Sono avanti in CZ! Tralasciamo anche che ho lasciato (ma si, allitteriamo!) le gomme sulle loro strade piene di binari del tram, che la policie mi ha seguito per darmi una multa (si paga cash al poliziotto, mica ti danno un bollettino che poi _puta caso_ torni in italia senza pagarlo!), che ti fanno pagare anche le fotografie e ogni tanto anche l'aria, che il bastardo dell'albergo "non è un problema suo se abbiamo pagato per la camera comfort ma sono finite", che sono ladri patentati. Ecco, tralasciando questo Praga è davvero bella: secoli di storia ma anche angoli moderni che sembra la capitale del jazz. Jazz dovunque. Nei locali, per le strade, in metropolitana. Manca solo jazz anche nelle cattedrali e nei musei, ma sono sicuro che ci stanno pensando. La famosa birra a un euro è un miraggio ma se cercate bene, troverete degli angoli dove il turismo ancora non è riuscito ad arrivare.
Ah non andate nel quartiere ebraico. Se i cechi sono ladri, gli ebrei sono crumiri, fate 2+2 e ottenete che qualcuno ha pagato la Mondadori per reclamizzare nelle sue guide l'intero quartiere.

Dopo questo partenza, direzione Berlino. Stop causa sonno a Dresda, ripartenza per Potsdam dove il cartello recita "Neues Palais Geschlossen". Diciamo di nuovo grazie alla Mondadori per scrivere le giornate di chiusura come tirare i numeri del lotto. Partiamo allora per Berlino. Berlino è esattamente come me la immaginavo: enorme, piatta e fredda. I servizi sono impeccabili, metro e treni abbondano, si respira aria di innovazione. L'intera città è in continuo rinnovamento, i palazzi antichi vengono tranquillamente ritoccati e ammodernati, senza preoccuparsi troppo della storia e delle belle arti. Prese elettriche in palazzi del '600 possono sembrare un pugno in un occhio ma è perchè quei palazzi sono stati utilizzati fino a poco tempo fa e alcuni ancora adesso.
Giovani che suonano e si esibiscono per strada dovunque, e parecchi con un discreto talento. Vicino alla porta di brandeburgo, ci saranno 400 persone a vedere cinque ballerini. Gruppi di qualunque tipo, solisti, batteristi con i bidoni, perfino un duo con basso e sitar elettrico (!). Su un bidone delle immondizie c'è la pubblicità di un museo sulla storia dei videogame. Decidiamo di andare a vederlo. In questa strada lontana dal centro, dei tizi più giovani di me con la passione per i videogiochi hanno allestito un museo sulla storia videoludica dagli anni 60 ad oggi. E gente che visita - e paga - ce n'è parecchia. Ho giocato a frogger su cabinet! Qui da noi sarebbe impossibile.
Non mancano ovviamente un paio di musei sulla caduta del muro, una foto con Marx e Engels e kebab. Tanto kebab. Per variare anche una pasta scotta cinese di quelle nel cartone con la brodaglia che tiri su con le bacchette... mai più.

Dopo due giorni ripartenza per Potsdam al Neues Palais e poi su verso nord. Dormita riposante in una pensione al porto di Rostock e poi traghetto per Gedser: siamo in Danimarca!

Copenaghen è decisamente incasinata. A differenza di Berlino - dove parcheggi non ce n'è neanche a pagarli - qui di parcheggi ce ne sono in abbondanza. Il problema sono le strade, in condivisione anzi, in sottomissione, con le biciclette, che qui la fanno da padrona. Non conto le volte che sono entrato in una pista ciclabile o che ho rischiato di stendere qualcuno perchè LORO hanno la precedenza sempre e comunque.
Carina comunque copenaghen, solo un piccolo problema. Cara. Maledettamente cara. Tanto che prima di mangiare aspettiamo e giriamo un bel po', e la sera decidiamo di andare in campeggio anche se c'è un'umidità che farebbe venire i reumatismi anche a mister muscolo da giovane.
Almeno qui sanno l'inglese, ecco. Perchè tra Praga e Berlino, di inglese ne abbiamo sentito pochino (e non vi dico le vite per spiegare alla tizia della pensione del porto i problemi con la connessione wifi che CI SERVIVA per controllare i traghetti).

Dato che è cara ma noi sfidiamo anche il cambio, decidiamo di partire il giorno dopo verso Lund, e così dopo un'altra ora di viaggio siamo in Svezia. Sembra Overland, potremmo andare a Capo Nord in effetti... dato che però quando scendiamo ci accoglie un bel colpo di bora sui 7-8 gradi, decidiamo che forse è il caso di fare solo un giretto turistico e tornare verso lidi più temperati.

Quindi, grande fuga verso sud, traghetto preso spaccando il secondo (mancava solo lanciarsi alla starsky e hutch da una rampa), pedalata sulle teutoniche autostrade limitless e arrivo in tardissima serata a Francoforte. Si sono 950 km oggi. Ma ne valeva la pena: guardate dove siamo arrivati!

domenica 19 agosto 2012

Giorno 1

Bene. Partenza prima del sole per questo nuovo Coast to Coast europeo, con la macchina di mia mamma che non sembra molto convinta. Macchina che è carica all'inverosimile neanche dovessimo stare via due mesi, però alla fine monta e smonta ci sta tutto: anni di Tetris sono finalmente serviti a qualcosa!

Partenza in direzione nord, poche fermate, e come recitava Abatantuono in Marrakech Express "cerchiamo di ingerire solidi e liquidi tutti insieme così poi evacuiamo all'unisono". Or-ga-niz-za-zio-ne. Solo che gli austriaci sono più organizzati di noi: non contenti di averci fatto pagare la viNeta, prima di salzburg dobbiamo passare per un casello e pagare ancora un 10€. Faccina triste :(.

Salzburg è più o meno come udine, nel mezzo c'è un castello, stradine carine, qualcuno

che suona. Un po' più di chiese in effetti. Dopo aver girato alla svelta la città verso le 5 decidiamo di saltare la tappa campeggio carinziano e ripartire subito direzione su verso Praga. Gioie e dolori: appena arriviamo in Germania il limite in autostrada passa a un bel "minimo 130", però ci restiamo poco e appena passiamo in CZ il limite diventa "quel tanto che basta per non cadere giù dai tornanti" dato che c'è solo una statale che passa per i paesi. Sembra di andare a Forni, più o meno. Verso le otto e mezza ci fermiamo a un 100 km da Praga, in un paese che si chiama tipo Stracazzistan o qualcosa del genere. Nota per i viaggiatori: in CZ l'acqua calda e fredda sono invertite, quindi se non volete ustionarvi leggete i colori sul rubinetto PRIMA di aprirlo...

lunedì 16 agosto 2010

Giorno 28 (e 29)

Ultima sveglia per noi nel nostro bellissimo motel. La giornata è già programmata: si va agli Universal Studios di Hollywood.

Il parco apre alle nove, noi arriviamo alle nove e mezza pensando comunque di non trovare tanta gente a quell’ora. Grosso errore: il parco è già pieno e c’è coda anche per fare i biglietti. Due 79$ di entrata! Certo, è un annual pass, ma sai che soddisfazione… è proprio dietro l’angolo per noi. Poco male, penso, poi lo rivendo e recupero un po’ sulla spesa. Eeee no. Perché sul pass, oltre al mio nome ci hanno registrato le mie impronte digitali, giusto per non sbagliarsi che uno vada in giro con le dita di un altro…

Entriamo e ci diamo un’occhiata intorno. C’è qualcosa che non mi quadra. Io mi aspettavo che gli Universal Studios fossero principalmente un museo con particolari famosi dei film e con possibilità di visita ai set delle loro produzioni. E invece no. Ci sono solo attrazioni, spettacoli, montagne russe, insomma è una specie di Gardaland sul tema dei vari film universal ma di studios neanche l’ombra. O meglio, un Tour degli studios c’è, ma anche se ci sono alcune piccole ambientazioni riconoscibili, è comunque una carnevalata deludente.

Menzione d’onore per il simulatore di montagne russe dei simpson: indistinguibile dalla realtà. Per capire che non era vero ho dovuto cercare alcuni punti fissi alle spalle, che altrimenti lo schermo 360° non ti lasciava orientamento. Anche con Shrek 4D, con occhiali 3D e “effetti speciali” sullo spettatore era è stato decisamente interessante.

Una costante però di TUTTE le attrazioni è l’acqua. Non esiste nessuna attrazione in cui sia possibile rimanere all’asciutto. Perfino quando sei su un simulatore, ci ficcano dentro una scena in cui di dovrebbe arrivare addosso dell’acqua e dal sedile davanti o dalle pareti partono schizzi a raffica.

Quindi, se tanto mi da tanto, nell’unica attrazione ambientata in mezzo all’acqua, dovresti venire fuori lavato. E infatti, ai tronchi sull’acqua di jurassic park, c’era un’unica discesa. Ma RIPIDA. E come se non bastasse quando atterri partono getti d’aria sommersi per lavarti meglio. Risultato: io completamente piombo, la macchina fotografica salva per miracolo. Il che, considerando che sta per tornare freddo come al solito, non va per niente bene.

Nel gelo pià totale ci guardiamo lo spettacolo di quattro tizi che massacrano i Blues Brothers, specialmente la povera Aretha Franklin, e poi ripartiamo verso un autolavaggio. Ne aveva di sporco quella macchina… quasi 12.000 km di polvere!

Meta temporanea un pub, per una birra e una partita a stecca. Temporanea mica tanto, dato che restiamo lì fino alle 2 di notte… Eh già perché stasera si riparte. E non si torna in motel: si va direttamente in aeroporto e si fa una dormita là.
Arrivati in aeroporto, un casino infernale. Non di gente, ma di audio: c’è un allarme che fischia e non accenna a smettere. Siccome che sto diventando sordo, chiedo a una tizia che cos’è sto rumore. “E’ un allarme”. “E non è che può fare qualcosa per farlo smettere?” “E’ un allarme che suona”. Ma dai. E io che credevo che dovesse mettersi a raccontare barzellette alla gente. Dimmi perché suona e se mai finirà, no??

Ad ogni modo dopo un’oretta smette da se. Facciamo il check-in, consegnamo i bagagli (yeah! ci sto per 4 etti!) aspettiamo il mezzo, saliamo la scaletta, e ci lasciamo l’america alle spalle.

Io l’ho fatta.
Tutta, e anche di più.


Km percorsi oggi: 92
Km totali: 11.857
Luogo: Los Angeles, CA

Stati attraversati: New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware, District of Columbia, Virginia, Maryland, Ontario(CAN), Ohio, Kentucky, Indiana, Tennessee, Arkansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, Colorado, Utah, Arizona, Nevada, California, Baja California(MEX)

venerdì 13 agosto 2010

Giorno 27

E veniamo ad oggi. Ricordiamolo, siamo a Los Angeles. Oggi è l’ultimo giorno libero, che domani è già tutto programmato. Guardate la mappa. Voi cosa fareste?

Partenza soft e di mattina presto si scende a San Diego, “The Finest City” of California. Ed in effetti è vero. Qui SI che ci sono le bianche spiagge da film americano! San Diego è bellissima, decisamente poco affollata (il parcheggio 25c per 2 ore!), il parco centrale immenso con palazzi stile architettura spagnola misto araba. L’organo a canne all’aperto più grande del mondo, con concerto gratuito ogni domenica pomeriggio. Ci fermiamo a sentire le prove e poi andiamo in spiaggia.

E qui è un paradiso. Sabbia bianchissima e spiaggia curata, costruzioni stile sia antico che moderno ben tenute. Altro che quella merda di Malibu. Anche il tempo è decisamente migliore: soleggiato e meno ventoso che sulle coste più a nord.

Non possiamo fermarci a fare il bagno, anche se meriterebbe. Dopo aver visitato il museo aerospaziale di San Diego (la capsula di atterraggio e il modulo di comando dell’Apollo 9!!!) andiamo al porto dove oltre a cinque incrociatori c’è ancorata una portaerei completa di almeno una trentina di velivoli e quasi completamente esplorabile! Invece dell’oretta preventivata ci mettiamo più di tre ore, e quando torniamo alla macchina fortunatamente niente multa.

Sono le tre. Siamo a San Diego. Si parte, e si va. Si va verso un paese civilizzato, dove non usano galloni e miglia imperiali, ma litri e chilometri come vuole il sacrosanto sistema internazionale. Si va. Dopo 20 chilometri siamo IN MESSICO!

Il confine messicano è INESISTENTE. Non un casello, non una guardia, NIENTE. Strada dritta. Peccato, e io che volevo il timbro sul passaporto. Un paio di chilometri oltre e finalmente ci troviamo sulla Avenida Revolucciòn, centro di Tijuana. Parcheggiamo in angolo Emiliano Zapata (che non credo sia quello dell’Udine) e andiamo a fare un giro da bravi turisti.


E qui sembra di essere entrati in un bazar del Cairo. Veniamo ASSALTATI da qualsiasi venditore possibile immaginabile, a ogni negozio cercano di venderci l’oggettistica più improponibile, dalla classica maglietta I love Tijuana a crocifissi scala 1:1 a bambole di Hello Kitty (che qui pare evidente riscuotere un certo successo). Ma insistenti eh! Ti corrono dietro col loro babbilamme, finchè capiscono che non c’è trippa per gatti e ti lasciano per un altro turista.

Sosta in una bettola per un immancabile margarita (brindando al nome di Guido Gomirato) e faccio l’errore del secolo. Il tizio porta delle tortillas con due salse, una rossa e una verde. E’ evidente: quella rossa è con peperoncino piccantissimo. Via con quella verde. aaaaAAAAAaAAAAAAARRRRRRRRGGGHHHH!!!! Frullato di jalapenos a 6000 gradi farhenheit!!!!!!!!! Piango. Tanto. E non per la commozione di aver brindato a Gomirato. Superato l’iniziale shock e dopo aver stemperato la lingua con il margarita (che tanto non ho sentito neanche di cosa sapeva, che ero assolutamente anestetizzato al sapore) riprendiamo il nostro giro in centro.

Facciamo una certa fatica a passare oltre i venditori dei vari negozi, che insistono a cercare di accalappiarci in tutti i sistemi (NO!! Non lo voglio il busto scala 1:1 del Che! E neanche quello di Hello Kitty!!), finchè decidiamo che hanno definitivamente rotto le balle e torniamo indietro.


E tornare indietro non è mica facile come venire di qua. Adesso SI che c’è il confine. Dopo aver sbagliato strada 28 volte che qui il navigatore non prende, un’ora e passa di coda e perquisizione approfondita del veicolo (nota: sul passaporto ho ancora la foto di 8 anni fa… con i capelli lunghi!), evitiamo di passare anche alla perquisizione corporale e rientriamo negli Estados Unidos de America.

Si torna a LA e si prepara la valigia. Oggi è l’ultima notte: domani visita agli Universal Studios e poi non si dorme che tanto alle 6 di mattina abbiamo il volo.

Siamo quasi alla fine…


Km percorsi oggi: 497
Km totali: 11.486
Luogo: Los Angeles, CA

giovedì 12 agosto 2010

Giorno 26


Giorno 26

I did it! I did it! Tanto per citare Vito Catozzo: porco il mondo che ciò sotto i piedi! Ce l’ho fatta!
Dato che, come dice il proverbio, chi fa da se fa per tre, oggi ho fatto da me. E ho fatto per tre. Anche per quattro, valà.
La settimana scorsa eravamo arrivati davanti alle porte della Death Valley. Poi abbiamo preso un’altra strada perché… non si sa (la supercazzola prematurata come se fosse antani). E quindi? Che fo, mi tengo la gola di essere arrivato davanti e di non averla attraversata? Ma quando ci torno??

Non sia mai!

Di buon mattino prendo la macchina e esco da Los Angeles. Direzione il confine col Nevada: vado a farmi la traversata della Death Valley da solo!

Per la strada, già a 30 km da Los Angeles, il clima comincia a migliorare. Riesco anche a togliermi il maglione (wow!). Anche il paesaggio cambia: si ritorna a terra e cespugli anziché sabbia e palme, i colori diventano più caldi man mano che si prosegue, fino ad arrivare al giallo intenso delle montagne.

Controllo il pieno… ce l’ho, l’acqua… sufficiente. Prendo un panino. Ho tutto quello che mi serve. Posso entrare.

Entro e… lo spettacolo è notevole. Un deserto di sale e sabbia, a lato le montagne, una strada che passa in mezzo e nel mezzo SOLO IO. Nient’altro. Il pieno che ho fatto un 50km prima di entrare mi permette di attraversarla tutta, che anche volendo, anche il “centro visitatori” nel mezzo del parco non ha pompe.

La vista è spettacolare sia dal basso della vallata sia dalle punte più elevate (la strada ti fa passare da 0 a 4000 piedi sul livello del mare almeno 2-3 volte in 200km), ma è guidare nel deserto la cosa che ti dà più soddisfazione. Tu, a manetta sulla strada, nel nulla, e i cactus che ti passano a fianco.

Guardo il termometro: dai 66°F di Los Angeles siamo passati a 112°F! E non si sta mica poi tanto male: l’aria è molto secca e anche all’esterno della macchina è assolutamene piacevole. Solo il mio panino li sente tutti: si è sciolto nella carta dove l’ho lasciato ed è diventato un pastone immangiabile.

La traversata di suo dura un paio d’ore, nel mio caso parecchio abbondanti dato che mi sono fermato mille volte a far foto e video. No buono: il lavoro del giapponese che mi ha pulito il sensore l’altro giorno è già da rifare. Mi è rientrata la sabbia dentro. Che macchina fotografica di merda.

Ma non importa: io ci sono stato, anche se le foto non rendono giustizia.

Dopo più di 10 ore, i 900 e passa chilometri che ho fatto si fanno sentire. Rientro a Los Angeles stanco ma soddisfatto. E domani… beh… mancherebbe ancora qualcosa… e ci voglio andare. E ci andrò.

Km percorsi oggi: 968
Km totali: 10.989
Luogo: Los Angeles, CA

Stati attraversati: New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware, District of Columbia, Virginia, Maryland, Ontario(CAN), Ohio, Kentucky, Indiana, Tennessee, Arkansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, Colorado, Utah, Arizona, Nevada, California