lunedì 16 agosto 2010

Giorno 28 (e 29)

Ultima sveglia per noi nel nostro bellissimo motel. La giornata è già programmata: si va agli Universal Studios di Hollywood.

Il parco apre alle nove, noi arriviamo alle nove e mezza pensando comunque di non trovare tanta gente a quell’ora. Grosso errore: il parco è già pieno e c’è coda anche per fare i biglietti. Due 79$ di entrata! Certo, è un annual pass, ma sai che soddisfazione… è proprio dietro l’angolo per noi. Poco male, penso, poi lo rivendo e recupero un po’ sulla spesa. Eeee no. Perché sul pass, oltre al mio nome ci hanno registrato le mie impronte digitali, giusto per non sbagliarsi che uno vada in giro con le dita di un altro…

Entriamo e ci diamo un’occhiata intorno. C’è qualcosa che non mi quadra. Io mi aspettavo che gli Universal Studios fossero principalmente un museo con particolari famosi dei film e con possibilità di visita ai set delle loro produzioni. E invece no. Ci sono solo attrazioni, spettacoli, montagne russe, insomma è una specie di Gardaland sul tema dei vari film universal ma di studios neanche l’ombra. O meglio, un Tour degli studios c’è, ma anche se ci sono alcune piccole ambientazioni riconoscibili, è comunque una carnevalata deludente.

Menzione d’onore per il simulatore di montagne russe dei simpson: indistinguibile dalla realtà. Per capire che non era vero ho dovuto cercare alcuni punti fissi alle spalle, che altrimenti lo schermo 360° non ti lasciava orientamento. Anche con Shrek 4D, con occhiali 3D e “effetti speciali” sullo spettatore era è stato decisamente interessante.

Una costante però di TUTTE le attrazioni è l’acqua. Non esiste nessuna attrazione in cui sia possibile rimanere all’asciutto. Perfino quando sei su un simulatore, ci ficcano dentro una scena in cui di dovrebbe arrivare addosso dell’acqua e dal sedile davanti o dalle pareti partono schizzi a raffica.

Quindi, se tanto mi da tanto, nell’unica attrazione ambientata in mezzo all’acqua, dovresti venire fuori lavato. E infatti, ai tronchi sull’acqua di jurassic park, c’era un’unica discesa. Ma RIPIDA. E come se non bastasse quando atterri partono getti d’aria sommersi per lavarti meglio. Risultato: io completamente piombo, la macchina fotografica salva per miracolo. Il che, considerando che sta per tornare freddo come al solito, non va per niente bene.

Nel gelo pià totale ci guardiamo lo spettacolo di quattro tizi che massacrano i Blues Brothers, specialmente la povera Aretha Franklin, e poi ripartiamo verso un autolavaggio. Ne aveva di sporco quella macchina… quasi 12.000 km di polvere!

Meta temporanea un pub, per una birra e una partita a stecca. Temporanea mica tanto, dato che restiamo lì fino alle 2 di notte… Eh già perché stasera si riparte. E non si torna in motel: si va direttamente in aeroporto e si fa una dormita là.
Arrivati in aeroporto, un casino infernale. Non di gente, ma di audio: c’è un allarme che fischia e non accenna a smettere. Siccome che sto diventando sordo, chiedo a una tizia che cos’è sto rumore. “E’ un allarme”. “E non è che può fare qualcosa per farlo smettere?” “E’ un allarme che suona”. Ma dai. E io che credevo che dovesse mettersi a raccontare barzellette alla gente. Dimmi perché suona e se mai finirà, no??

Ad ogni modo dopo un’oretta smette da se. Facciamo il check-in, consegnamo i bagagli (yeah! ci sto per 4 etti!) aspettiamo il mezzo, saliamo la scaletta, e ci lasciamo l’america alle spalle.

Io l’ho fatta.
Tutta, e anche di più.


Km percorsi oggi: 92
Km totali: 11.857
Luogo: Los Angeles, CA

Stati attraversati: New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware, District of Columbia, Virginia, Maryland, Ontario(CAN), Ohio, Kentucky, Indiana, Tennessee, Arkansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, Colorado, Utah, Arizona, Nevada, California, Baja California(MEX)

venerdì 13 agosto 2010

Giorno 27

E veniamo ad oggi. Ricordiamolo, siamo a Los Angeles. Oggi è l’ultimo giorno libero, che domani è già tutto programmato. Guardate la mappa. Voi cosa fareste?

Partenza soft e di mattina presto si scende a San Diego, “The Finest City” of California. Ed in effetti è vero. Qui SI che ci sono le bianche spiagge da film americano! San Diego è bellissima, decisamente poco affollata (il parcheggio 25c per 2 ore!), il parco centrale immenso con palazzi stile architettura spagnola misto araba. L’organo a canne all’aperto più grande del mondo, con concerto gratuito ogni domenica pomeriggio. Ci fermiamo a sentire le prove e poi andiamo in spiaggia.

E qui è un paradiso. Sabbia bianchissima e spiaggia curata, costruzioni stile sia antico che moderno ben tenute. Altro che quella merda di Malibu. Anche il tempo è decisamente migliore: soleggiato e meno ventoso che sulle coste più a nord.

Non possiamo fermarci a fare il bagno, anche se meriterebbe. Dopo aver visitato il museo aerospaziale di San Diego (la capsula di atterraggio e il modulo di comando dell’Apollo 9!!!) andiamo al porto dove oltre a cinque incrociatori c’è ancorata una portaerei completa di almeno una trentina di velivoli e quasi completamente esplorabile! Invece dell’oretta preventivata ci mettiamo più di tre ore, e quando torniamo alla macchina fortunatamente niente multa.

Sono le tre. Siamo a San Diego. Si parte, e si va. Si va verso un paese civilizzato, dove non usano galloni e miglia imperiali, ma litri e chilometri come vuole il sacrosanto sistema internazionale. Si va. Dopo 20 chilometri siamo IN MESSICO!

Il confine messicano è INESISTENTE. Non un casello, non una guardia, NIENTE. Strada dritta. Peccato, e io che volevo il timbro sul passaporto. Un paio di chilometri oltre e finalmente ci troviamo sulla Avenida Revolucciòn, centro di Tijuana. Parcheggiamo in angolo Emiliano Zapata (che non credo sia quello dell’Udine) e andiamo a fare un giro da bravi turisti.


E qui sembra di essere entrati in un bazar del Cairo. Veniamo ASSALTATI da qualsiasi venditore possibile immaginabile, a ogni negozio cercano di venderci l’oggettistica più improponibile, dalla classica maglietta I love Tijuana a crocifissi scala 1:1 a bambole di Hello Kitty (che qui pare evidente riscuotere un certo successo). Ma insistenti eh! Ti corrono dietro col loro babbilamme, finchè capiscono che non c’è trippa per gatti e ti lasciano per un altro turista.

Sosta in una bettola per un immancabile margarita (brindando al nome di Guido Gomirato) e faccio l’errore del secolo. Il tizio porta delle tortillas con due salse, una rossa e una verde. E’ evidente: quella rossa è con peperoncino piccantissimo. Via con quella verde. aaaaAAAAAaAAAAAAARRRRRRRRGGGHHHH!!!! Frullato di jalapenos a 6000 gradi farhenheit!!!!!!!!! Piango. Tanto. E non per la commozione di aver brindato a Gomirato. Superato l’iniziale shock e dopo aver stemperato la lingua con il margarita (che tanto non ho sentito neanche di cosa sapeva, che ero assolutamente anestetizzato al sapore) riprendiamo il nostro giro in centro.

Facciamo una certa fatica a passare oltre i venditori dei vari negozi, che insistono a cercare di accalappiarci in tutti i sistemi (NO!! Non lo voglio il busto scala 1:1 del Che! E neanche quello di Hello Kitty!!), finchè decidiamo che hanno definitivamente rotto le balle e torniamo indietro.


E tornare indietro non è mica facile come venire di qua. Adesso SI che c’è il confine. Dopo aver sbagliato strada 28 volte che qui il navigatore non prende, un’ora e passa di coda e perquisizione approfondita del veicolo (nota: sul passaporto ho ancora la foto di 8 anni fa… con i capelli lunghi!), evitiamo di passare anche alla perquisizione corporale e rientriamo negli Estados Unidos de America.

Si torna a LA e si prepara la valigia. Oggi è l’ultima notte: domani visita agli Universal Studios e poi non si dorme che tanto alle 6 di mattina abbiamo il volo.

Siamo quasi alla fine…


Km percorsi oggi: 497
Km totali: 11.486
Luogo: Los Angeles, CA

giovedì 12 agosto 2010

Giorno 26


Giorno 26

I did it! I did it! Tanto per citare Vito Catozzo: porco il mondo che ciò sotto i piedi! Ce l’ho fatta!
Dato che, come dice il proverbio, chi fa da se fa per tre, oggi ho fatto da me. E ho fatto per tre. Anche per quattro, valà.
La settimana scorsa eravamo arrivati davanti alle porte della Death Valley. Poi abbiamo preso un’altra strada perché… non si sa (la supercazzola prematurata come se fosse antani). E quindi? Che fo, mi tengo la gola di essere arrivato davanti e di non averla attraversata? Ma quando ci torno??

Non sia mai!

Di buon mattino prendo la macchina e esco da Los Angeles. Direzione il confine col Nevada: vado a farmi la traversata della Death Valley da solo!

Per la strada, già a 30 km da Los Angeles, il clima comincia a migliorare. Riesco anche a togliermi il maglione (wow!). Anche il paesaggio cambia: si ritorna a terra e cespugli anziché sabbia e palme, i colori diventano più caldi man mano che si prosegue, fino ad arrivare al giallo intenso delle montagne.

Controllo il pieno… ce l’ho, l’acqua… sufficiente. Prendo un panino. Ho tutto quello che mi serve. Posso entrare.

Entro e… lo spettacolo è notevole. Un deserto di sale e sabbia, a lato le montagne, una strada che passa in mezzo e nel mezzo SOLO IO. Nient’altro. Il pieno che ho fatto un 50km prima di entrare mi permette di attraversarla tutta, che anche volendo, anche il “centro visitatori” nel mezzo del parco non ha pompe.

La vista è spettacolare sia dal basso della vallata sia dalle punte più elevate (la strada ti fa passare da 0 a 4000 piedi sul livello del mare almeno 2-3 volte in 200km), ma è guidare nel deserto la cosa che ti dà più soddisfazione. Tu, a manetta sulla strada, nel nulla, e i cactus che ti passano a fianco.

Guardo il termometro: dai 66°F di Los Angeles siamo passati a 112°F! E non si sta mica poi tanto male: l’aria è molto secca e anche all’esterno della macchina è assolutamene piacevole. Solo il mio panino li sente tutti: si è sciolto nella carta dove l’ho lasciato ed è diventato un pastone immangiabile.

La traversata di suo dura un paio d’ore, nel mio caso parecchio abbondanti dato che mi sono fermato mille volte a far foto e video. No buono: il lavoro del giapponese che mi ha pulito il sensore l’altro giorno è già da rifare. Mi è rientrata la sabbia dentro. Che macchina fotografica di merda.

Ma non importa: io ci sono stato, anche se le foto non rendono giustizia.

Dopo più di 10 ore, i 900 e passa chilometri che ho fatto si fanno sentire. Rientro a Los Angeles stanco ma soddisfatto. E domani… beh… mancherebbe ancora qualcosa… e ci voglio andare. E ci andrò.

Km percorsi oggi: 968
Km totali: 10.989
Luogo: Los Angeles, CA

Stati attraversati: New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware, District of Columbia, Virginia, Maryland, Ontario(CAN), Ohio, Kentucky, Indiana, Tennessee, Arkansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, Colorado, Utah, Arizona, Nevada, California

mercoledì 11 agosto 2010

Giorno 25

E vediamoci questa sopravvalutata Los Angeles.
Diciamo che qui è un po’ come in GTA San Andreas. Dopo una certa ora anche Hollywood Boulevard non è un posto granchè raccomandabile. Non parliamo di Sunset Boulevard. Quindi com’è il resto della città?

Di prima mattina si va quindi a vedere la scritta che ieri è risultata non fotografabile per troppo buio. Solo noi nei campi. Quindi, o stiamo sbagliando qualcosa, o questa scritta suscita poco interesse. Vabè, foto di rito e ce ne andiamo.

Scendiamo a Beverly Hills e ci facciamo un giro per il centro in Rodeo Drive, quella con le palme, per intenderci. Ma se in Beverly Hills Cop sembrava che stessero morendo di caldo, qui non fa lo stesso effetto: è ancora mattina e la camminata serve pià che altro a scaldarci dal freddo. E poi Taggert diceva che “le bionde di un metro e 80 in california crescono sugli alberi”. E invece era un mentitore: qui il massimo che puoi trovare è una panzona messicana di un quintale e 20.

Per carità, ogni tanto la Julia Roberts della situazione la incroci, ma sebbene l’abito non faccia il monaco pare sempre evidente che qua il mestiere reso celebre dal film va per la maggiore.

Ci spostiamo a Bel Air dove gira che ti rigira, dopo mille tentativi, la troviamo: la casa degli zii di Willy il principe di bel air!! Dopo questa soddisfazione, ci guardiamo attorno. Le case non sono certo brutte, anzi, sono belle case, ma non quelle megaville hollywoodiane che ti aspetti. Sono case che da noi sarebbero considerate di un certo livello ma non esagerate. E’ che qui già elevarsi un pelo sopra la baracca di ethernit è considerato di un certo livello. La vicinanza con il messico si fa sentire…

Breve capatina all’immancabile canale di scolo delle fogne di LA, che appare in un migliaio di films, scendiamo a Long Beach per vedere la Queen Mary di quel simpaticone di Snoop Dogg. Sì sì, c’è. Ma cosa c’è davanti? Un sottomarino sovietico completamente visitabile!
Prendiamo subito i biglietti e scendiamo di sotto: non immaginatevi uno di quei sottomarini nucleari belli larghi alla ‘Caccia a ottobre rosso’, questo è un classe Foxtrot, alimentazione diesel e elettrica, corridoi più stretti possibili, spazio brande ancora meno. Niente male, ma mi chiedo come abbiano fatto ad averlo qui! E’ proprio vero che in russia si vende di tutto…

Dopo aver bevuto la famosa Leninade (“espropria la tua sete!”) torniamo verso casa. Ennesimo hamburger (stasera abbiamo fatto due statistiche: è tipo il 38° panino in 25 giorni…) e andiamo nei campi sulle colline a prenderci Los Angeles by night dall’alto.
Non ci restiamo molto: di notte ricomincia a fare un freddo cane, e domani ci aspetta (MI aspetta, ma non vi anticipo niente) una giornatina decisamente pesante… Stay tuned!

Km percorsi oggi: 231
Km totali: 10.021
Luogo: Los Angeles, CA

Stati attraversati: New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware, District of Columbia, Virginia, Maryland, Ontario(CAN), Ohio, Kentucky, Indiana, Tennessee, Arkansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, Colorado, Utah, Arizona, Nevada, California

martedì 10 agosto 2010

Giorni 20-24

Una connessione! Ho trovato una connessione! Sembra impossibile ma sono cinque giorni che per un motivo o l’altro manco da internet. E anche se qualcuno se ne rattristerà: no, non sono morto. Ho avuto problemi di pubblicazione.

Comunque, il mattino del giorno 20 si riparte dal Sequoia Park per visitare lo Yosemite Park, più a nord. Che più o meno è come l’altro, solo più in pendenza. E con più scoiattoli. Un cervo mi passa di fianco, si gira, mi fissa per un minuto buono e poi va via. Evidentemente la mattina non sono molto interessante.

Dopo un bel po’ di camminate (che si fanno sentire sul fisico, camminate anche voi 3-4 ore al giorno e riuscirete a contrastare gli effetti del McDonalds quotidiano) ripartiamo in direzione San Francisco. Il tempo è bello, soleggiato e caldissimo. Ma quando arriviamo a 20 km da San Francisco il tempo cambia di colpo. E quando dico di colpo intendo che ISTANTANEAMENTE siamo entrati in una zona di nuvole basse e nere. Così fino alla destinazione. Quando entriamo attraversando il Bay Bridge, tiro giù il finestrino per fare una foto e… GELO! Controllo la temperatura della macchina e segna 50°F, circa 10°C! A San Francisco al 5 di Agosto ci sono 10 gradi!!!

Ci accomodiamo in un motel degno di Auschwitz e domandiamo un po’ in giro. Sembra che questo clima sia normalissimo, nebbia compresa. Non si va mai sopra i 15-16°. A settembre sembra che migliori un po’. Insomma, a San Francisco son tutti con vestiti pesanti, e noi gli unici tre in giro di sera in pantaloni corti. Che io mi sarei aspettato di tutto, ma non di trovare l’inverno…

Comunque, dopo un giro a Chinatown di sera, che fa sempre piacere, almeno il freddo limitava la puzza di carogna, ritorno con la littorina a molla in motel (la prima volta che metto le coperte!).

Il giorno dopo la nebbia lascia qualche ora di scampo (nel senso che stava a un 30 metri di altezza) e quindi il Golden Gate è visibile almeno per metà. Niente Alcatraz: i biglietti sono finiti fino a dopo ferragosto (!). Al Pier 39 riesco a comprare una felpa, che non avevo niente di pesante sennò. Ah, non andate a mangiare il panino col granchio sul molo: fa cagare.

Comunque, dopo un bel po’ di giri su e giù per le salite di San Francisco capisco che tutto questo io l’ho già visto. Riassumendo: è tutta in salita e discesa, sul mare, fa perennemente freddo, tira un vento assurdo e puzza di pesce. Vi ricorda qualcosa? Ma certo! E’ la Trieste del nuovo mondo! Solo che questa è molto meglio: non perché sia più bella, che fa cagare uguale, ma perché non ci sono triestini!

Il giorno dopo ci diamo alle vedute della città per quanto la nebbia permette e ci spostiamo un centinaio di chilometri fuori città, in previsione della discesa a Los Angeles.

Si riparte da Salinas il 23° giorno e si scende mica prendendo l’autostrada, troppo facile, si prende la statale 1, che costeggia l’oceano. E non è mica tutta spiaggia, anzi, son curve di montagna. Io son seduto in parte, e la cosa sembra non piacere per niente al mio stomaco. Arriviamo a Santa Barbara in tardo pomeriggio e ci facciamo un giretto turistico in centro. Non male, è carina sì, ma secondo me Lignano è anche meglio. Fa sempre freddo, e infatti non c’è poi tanta gente a fare il bagno. La gente si veste pesante.

Ripartiamo per Malibu e cercando un motel via internet scopriamo che non c’è neanche un posto libero. Quindi o a Malibu non esistono alloggi, o è così affollata da non avere una camera a disposizione.

Dormiamo fuori città e la mattina successiva scendiamo verso le bianche spiagge di Malibu con quella di fare il bagno nell’oceano. E qui restiamo male. Gente, le bianche spiagge di Malibu non esistono, e a Malibu non c’è niente di niente. Solo alghe e puzza di mare.

Dopo essere restati fin troppo in quel posto, proseguiamo verso Santa Monica, dove hanno girato Baywatch. Già un po’ meglio, almeno le spiagge sono spiagge, per desolate che siano. Pamela Anderson non c’è. Solo alghe e gabbiani che la fanno da padrone. Il termometro segna 19°… ma si va lo stesso!!! Cinque minuti cinque che poi comincio a diventare blu, e mi stendo ad asciugare. Sta anche uscendo il sole, quindi quasi quasi mi asciugo per davvero.

Mentre andiamo a fare un giro per il centro, in un viale centrale strutturato come quello di lignano per intenderci, un nero al McDonalds ci spiega che effettivamente in California è così. In California non fa caldo. Fa freddo. Da mezzogiorno alle tre la nebbia dà un po’ di tregua e il sole scalda come può, ma sostanzialmente c’è da battere i denti. Citerò la ditta delle prugne per pubblicità ingannevole. Non sono le prugne che fanno cagare. E’ la California.

Sul tardo pomeriggio ci spostiamo a Los Angeles. Sempre mediamente freddino, sui 20°. Andiamo a fare un giro a Sunset Boulevard dove non c’è niente se non la copia deforme di Mickey Rourke che ci viene incontro barcollando con una bottiglia in mano. Direi che fa il paio con quello che abbiamo trovato nel motel, il clone cileno di Salvatore Bagni.

Si devia per la Hollywood Boulevard e si passeggia sulla Walk of Fame. Quando trovo la stella di Chuck Norris mi fermo. Dai, davvero, non si può.

Decidiamo di andare a vedere la famosa scritta di Hollywood. Sarà anche notte, ma è sempre illuminata no? Bene, dopo mezz’ora di macchina per stradine di montagna, passiamo alle strade di campo, finchè arriviamo a un 100 metri di distanza. Quanto male è messa Hollywood.

Fammi capire. Siamo nei campi. La scritta è là sopra. Decisamente piccola e decisamente al buio. Che hanno contro l’illuminazione?? Voglio dire, da noi illluminano ogni tipo di insegne e negozi e qui non metti due fari a illuminare la scritta??? Non sono riuscito neanche a fare foto che non venivano, in nessun modo. E i lampioni? Ci stanno male due lampioni in Sunset Boulevard? Mah.

Comunque, dopo questa, si va a dormire. E spero che domani questa West Coast migliori un po’.

Ma del resto, l’avevo predetto: dopo la Monument Valley, il nulla…

Km percorsi dall’ultimo aggiornamento: 1.385

Km totali: 9.790

Luogo: Los Angeles, CA

Stati attraversati: New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware, District of Columbia, Virginia, Maryland, Ontario(CAN), Ohio, Kentucky, Indiana, Tennessee, Arkansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, Colorado, Utah, Arizona, Nevada, California

giovedì 5 agosto 2010

Giorno 19

Sinceramente, comincio a essere un po’ stanco.
Non tanto per la strada in sé, quanto per il fatto che le cose si complicano quando meno te l’aspetti. Si credeva di essere in vantaggio sulla tabella di marcia, invece si scopre che ci manca un giorno e non sappiamo dove prenderlo. (ho già detto che abbiamo fatto 800 km per l’anima del cazzo?)
Oggi giornata di tutta tranquillità, con partenza relativamente presto, sempre per l’anima del cazzo perché tanto fisicamente oggi si puo’ prendere una sola “attrazione”: il Sequoia National Park.

Si entra, e già volano bestemmie. Altro che ANAS! All’interno del parco sono che fanno lavori e le due corsie diventano una sola a senso alternato. Che lo alternano ogni mezz’ora. Solo che di 20 persone che ho visto sulla corsia impegnata, 19 stavano a grattarsi la pera e quello più impegnato stava tenendo su il cartello “slow”. Un posto d’oro. Devo farmi assumere.

Quando finalmente riusciamo ad entrare scopriamo che sì l’ingresso ci dà diritto di circolare all’interno del parco, ma c’è un altro biglietto da comprare se si vuole accedere alla Crystal Cave. E dove si compra il biglietto? All’ingresso del parco? All’ingresso della grotta? Ma certo che no! In culo ai lupi in un ufficio in fondo al parco, mi sembra ovvio! Altri 20 km di tornanti per prendere i biglietti e io sto cambiando colore.

Nel mentre che attendiamo il nostro turno facciamo un giro per la foresta. Ci sono alberi. Grandi. Mal tenuti, devo dire. A meno che tenere a sdavasso i tronchi degli alberi rotti e secchi non sia una qualche strategia che va oltre la mia comprensione.

Poi dopo una buona discesa a piedi verso la caverna, in cui si raccomandano 30mila volte di non toccare niente perché “se toccate le stalattiti il grasso corporeo crea una patina che praticamente va a finire che le stalattiti non crescono più”, manco avessi del grasso di motore addosso, entriamo.
La grotta è bella, niente da dire ma… perché si chiama “Crystal Cave” se qui di cristalli non c’è neanche l’ombra??? “Eeee, perché bla bla bla gli scopritori han deciso così”. Evidentemente gli antichi americani, quando andavano a esplorare le foreste, per resistere al freddo si sbomballavano ben bene di grappa americana. Tra l’altro devo ammettere che qui dentro fa un freddo boia. 10°, non di più. Quindi forse, gli avi non avevano tutti i torti.

Loro erano giustificati, ma la guida, la classica obesa americana devastata dal Big Mac, no. L’esposizione degli ambienti si puo’ riassumere solo come “una marea di cazzate a nastro”. Che ho capito che stai parlando a una platea di americani, ma ricordati che ci sono anche degli europei, nel mezzo…

Dopo dieci minuti buoni nel freddo e nel buio (“spegnete le torce: anbelivebol! Siete mai stati così completamente al buio??” Ogni volta che spengo la luce, direi…) si decide a proseguire il percorso.

E uscimmo a riveder le stelle.

E’ prestino e ci spostiamo verso lo Yosemite Park. E io sono qui che penso: dove lo tiriamo fuori il giorno che manca? Ho già detto che abbiamo fatto 800km senza nessun motivo? L’ho detto? L’ho detto???

(Nella foto: I chips)

Km percorsi oggi: 297
Km totali: 8.405
Luogo: Oakhurst, CA

Stati attraversati: New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware, District of Columbia, Virginia, Maryland, Ontario(CAN), Ohio, Kentucky, Indiana, Tennessee, Arkansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, Colorado, Utah, Arizona, Nevada, California

mercoledì 4 agosto 2010

Giorno 18

Giorno 18

Questo giorno è stato un giorno veramente inutile, quando invece vi erano tutte le premesse per renderla una giornata indimenticabile.
E non aggiungerò altro, perché sono un signore.

Km percorsi oggi inutilmente: 784
Km totali: 8.108
Luogo: Visalia, CA

Stati attraversati: New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware, District of Columbia, Virginia, Maryland, Ontario(CAN), Ohio, Kentucky, Indiana, Tennessee, Arkansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, Colorado, Utah, Arizona, Nevada, California

Giorni 16 e 17


In questi giorni si è dormito pochino, in verità. Non c’è stata una vera distinzione tra il giorno e la notte, quando si voleva si andava in giro, quindi facciamo un post riassuntivo di queste due giornate.

Allora, Las Vegas non si visita per fuori. Si visita per dentro. O meglio, se cerchi di visitarla per fuori ne rimani un po’ deluso, perché non è tutta sta gran roba – almeno per me. A parte alcune eccellenti eccezioni, le costruzioni sono abbastanza anonime e poco illuminate. Quindi se volete vedere Las Vegas, non visitatela di notte, ma di giorno. E qui cade il problema.

Gli americani hanno il vizio del climatizzatore, dovunque e comunque, e piuttosto che rischiare che nell’ambiente ci sia un grado fahrenheit di troppo ti tengono sotto zero. Di contro, fuori fa ababstanza caldino, considerando che sei in una città in mezzo al deserto. Quindi quando cominci a visitare un po’ di casinò entri esci e rientri, cominci a sentirne gli effetti. Specialmente la sera. A scosse. L’alimentazione non aiuta. Voglio dire, siamo a Las Vegas dove c’è tutto, riuscirò a trovare una pizza? Sì che si riesce, ma per gli americani pizza italiana = olio e una carriola di origano. Altre scosse.

Per dentro i casinò sono enormi, non ti lasciano uscire, e se ti lasciano in realtà ti accorgi che era solo un corridoio di collegamento col casinò a fianco. Insomma, tornare fuori sulla strada è una vera impresa. Comunque, quando cercano di mantenere uno stile classico, si somigliano un po’ tutti. In qualche caso però devo dire che si sono impegnati parecchio. Arrivi al Venetian e ti becchi nell’ordine il palazzo ducale, il campanile di San Marco e il ponte di rialto in scala 1:2! Con tanto di gente che passa in gondola e ti porta in giro per DENTRO il casinò.

Piazza San Marco, spettacolare. Non si riesce a capire se sia un dipinto o una cosa proiettata ma il cielo sopra i palazzi è davvero realistico. Le case in giro curate nei dettagli, con tanto di cantante lirica italiana sul palco.

Dopo un po’ di giri torniamo al nostro casinò. Partita a biliardo contro un messicano. La partita più lunga della mia vita. E il messicano più fastidioso che abbia mai incontrato. Una zecca.

Il giorno dopo, sveglia tardi, per una volta, e nuovo giro sulla strip. Non siamo più abituati a stare fermi in un posto, in effetti ci si comincia ad annoiare. O forse dato che i casinò sembrano tutti uguali anche le giornate sembrano tutte uguali.

Movimentiamo la giornata con le montagne russe del New York (strano, una tamarrata del genere) e la sera visita alla Stratosphere Tower, con vista della città dall’alto ma soprattutto coi tizi che fanno caduta libera con argano da 200 metri! Perché non ci sono andato? Per 99 $ di buoni motivi…

Km percorsi oggi: 0
Km totali: 7.324
Luogo: Las Vegas, NV

Stati attraversati: New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware, District of Columbia, Virginia, Maryland, Ontario(CAN), Ohio, Kentucky, Indiana, Tennessee, Arkansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, Colorado, Utah, Arizona, Nevada

domenica 1 agosto 2010

Giorno 15

Piove. Governo ladro. Ciononostante la sveglia è prima del sole (che tanto non c’è) in puro stile “noi il pass l’abbiamo pagato e lo sfruttiamo fino in fondo”. Arriviamo al Grand Canyon (dopo un pieno di benzina che costava il 30% più del normale) e il tempo fa veramente cagare. Nebbia. Pioggerellina fissa. Anzi no, non è nebbia: sono nuvole basse, e noi ci siamo sopra. (foto di repertorio del giorno precedente)

Inutile guardare dal bordo del canyon: non si vede niente. Decidiamo quindi di prendere un sentiero, dove la 626 non esiste, che porta fin sotto al canyon. Dislivello 1300m in 12km. E il sentiero è a strapiombo sull’orrido. Bello.
Considerando che la pioggia aumenta, che per terra abbiamo pantano fino alle caviglie, e che con queste nuvole non si vede comunque una beneamata fava dopo un paio di km decidiamo di tornare su. Però… all’andata non mi sembrava così ripida…

Si parte sconsolati direzione Skywalk, vale a dire che qualcuno ha costruito un ponte in vetro a strapiombo sul canyon, ma per arrivarci bisogna fare un 300km di cui più di 60 di sterrato! E vabbè, almeno da là si vedrà qualcosa.

Dopo aver ritinteggiato gli esterni e anche parte degli interni (il ricircolo dell’aria non è che funzioni tanto…) arriviamo. E chiediamo. Scusi quanto cost… COS’E’ CHE VUOI TU??? 70$ ciascuno per salire sul ponte??? Cos’è, è di platino e me lo vendi????

Dato che con 70$ ci compriamo almeno 12 acri di terreno da queste parti decidiamo di levare i tacchi abbastanza incazzati, se non altro per lo sterrato che abbiamo fatto.

Direzione? A questo si salva la giornata arrivando anzitempo a Las Vegas, dopo breve passaggio sulla diga di Hoover.

La diga è bella ma… che brutto paesaggio, ragazzi. Sassi. Sabbia e sassi. Sabbia, sassi e cactus malfatti. E con colori che vanno dal vomito di gatto alla diarrea che ti sorprende mentre sei in coda alle poste. Davvero, desolante. Anche l’ingresso alla stessa Las Vegas (perché non ho visto quel cavolo di cartello bianco là? L’hanno tolto??) non è granchè. Per fuori è una città industriale, per dentro cerca di fare il paio a Times Square con i suoi colori, ma sembra solo una brutta copia. Sarà perché è ancora giorno.

Sono le 10: ora si esce. E magari, con il buio e l’illuminazione, lo spettacolo cambia.

Ecco le prime impressioni al rientro. La differenza tra il caldo esterno e il clima interno è fastidiosa. Ma si sa che gli americani ce l’hanno fissa col clima, figuriamoci qui. Lo stradone principale della strip non mi sembra Las Vegas. Sembra Barcellona di 10 anni fa. Voglio dire, io me lo immaginavo splendente A GIORNO! Invece è abbastanza buio, gli hotel, i “monumenti”, tutto illuminato vagamente. La piramide del luxor ha quattro luci in croce sugli spigoli che il mio albero di Natale gli dà 10 a 0! E allora cosa resta?

Resta un vialone mediamente affollato, ma non eccessivamente, dove i messicani cercano di abbordarti con i volantini delle tizie più disparate, come a Barcellona. Così come lo sporco o l’illuminazione. Le montagne russe che escono dal “New York”. Il castello dell’Excalibur. Ma poi entri e ti accorgi che si sono dimenticati dell’ambientazione, che resta solo esterna. E quindi?

Quindi resta un parco giochi molto costoso (Cosa vuoi tu??? Minimo 15$ al black jack e doppio zero alla roulette? Yo! Ma lo sanno che in Slovenia ci sono tavoli da 2 euro con zero singolo??? Ma tanto gli americani non sanno calcolare le probabilità…) e di un kitsch estremo (cos’è quella? La tour eiffel in scala 1:2???).

Dopo aver visto un 3-4 posti in fretta stasera, che eravamo pure stanchi, andiamo a dormire per averre una visione più chiara domani. Ma così, a prima impressione… mah. Mi ha lasciato molto freddo. Kitsch, sì. Divertente, no.

Km percorsi oggi: 602
Km totali: 7.324
Luogo: Las Vegas, NV

Stati attraversati: New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware, District of Columbia, Virginia, Maryland, Ontario(CAN), Ohio, Kentucky, Indiana, Tennessee, Arkansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, Colorado, Utah, Arizona, Nevada